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Gigi De Agostini:"Ho sconfitto il tumore!"


L'ex bianconero Gigi De Agostini, 64 anni, che in carriera ha indossato anche le maglie di Trento, Catanzaro, Verona, Juventus, Inter e Reggiana, ha rilasciato una toccante intervista alla Gazzetta dello Sport:"Non l’ho ancora detto pubblicamente a nessuno, ma è arrivato il momento.
Cinque anni fa sono stato operato, tumore allo stomaco.
Ora sto meglio, sono qui, ogni sei mesi faccio i controlli, ma sono vivo, ed è l’unica cosa che conta.
Lo sapevano i miei familiari e un paio di ex colleghi, amici fraterni come Tricella e Vialli. 
Con Luca ne parlavo spesso, stavamo facendo le stesse cure, ci davamo forza a vicenda.
Mi manca Luca, era una bellissima persona.
Sono nato a Udine, cresciuto a Tricesimo, figlio di Luciana e Claudio, un fornaio che di notte impastava il pane e di giorno lavorava come contadino nei campi.
Ho passato l’infanzia giocando a pallone in un cortile, con i miei fratelli, Silvio e Andrea e mio cugino Stefano, calciatore pure lui, ha giocato anche in serie A.
Siamo una famiglia di calciatori.
Mio zio, Giuliano Fortunato, era nel Milan negli anni ‘60; anche mio figlio Michele ha giocato in serie C più di 300 partite.
Da ragazzo mi chiamavano “Gigi Milan”. 
Avevo le vene rosse e le arterie nere, l’idolo era Rivera.
Ho esordito in Serie A appena 18enne con l'Udinese, al Friuli, contro il Napoli il 23 marzo 1980, e con Azeglio Vicini c.t. ho giocato Euro ’88 e Italia ’90 , l’Italia più bella degli ultimi decenni, la più spettacolare.
Alla Juventus mi diedero la maglia numero 10 che fu di Platini, anche se per ruolo sarebbe toccata a Marino Magrin, ma Marchesi non voleva gravarlo di responsabilità, e la diede a me, che facevo il mediano.
Del resto ho il record di aver giocato con tutte le maglie, dal 2 all’11, mi manca solo quella del portiere.
Boniperti mi disse:"Gigi, te la senti?"
Io risposi:"A Udine ho indossato la 10 di Zico, posso farlo anche con Platini".
Scherzavo, eh, sia chiaro.
Zico? Un fuoriclasse assoluto, un uomo retto, leale, puro.
Lui, Zoff, Scirea per me sono stati esempi di vita.
In allenamento Zico provava le punizioni.
Dopo una settimana ci fa:"Ragazzi, io di solito faccio gol, qui prendo sempre la traversa".
I dirigenti controllano e scoprono che la traversa era più bassa di qualche centimetro.
A Catania, in campionato, accadde una cosa incredibile.
Finale di partita, vincevamo noi, punizione dal limite e i tifosi catanesi cominciano a invocare il nome di Zico.
Tiro, gol.
Il portiere Sorrentino, rivolto alla curva alzò le braccia e disse:"Che ci posso fare?".
Ho giocato anche con altri campioni, come Roberto Baggio, Elkjaer e Rush.
Baggio è della stessa pasta, tecnica e umana, di Zico: un fenomeno.
Ricordo che Elkjaer fumava sigarette fino a un attimo prima di entrare in campo.
Gli dicevo "Preben, ma ti pare?".
E lui:"Gigi tu giochi in squadra con Elkjaer, tu non puoi aver paura".
Rush ogni due giorni andava a sbattere con la macchina contro gli autobus.
Tra i viali e i controviali di Torino, abituato alla guida a sinistra, non ci capiva nulla.
È stato un grande bomber, ma non si è mai ambientato".

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